MINI LEZIONE N.3: L'INQUADRATURA
L’inquadratura, quarto capitolo del libro “Lezioni di regia” di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn.
Il quarto e penultimo capitolo del libro è dedicato all’inquadratura. Come per le lezioni precedenti,
anche stavolta Ėjzenštejn dà agli studenti una definizione chiara e personale di ciò che andrà a
spiegare: “Se messa in scena significa l’organizzazione dell’azione sul palcoscenico, potremmo d’ora
innanzi chiamare messa in inquadratura l’organizzazione dell’azione nell’inquadratura”.
Per far comprendere ai suoi studenti questo concetto decide di sottoporli ad un nuovo lavoro creativo che verrà risolto con i mezzi dell’espressione cinematografica: partendo da un episodio del libro “Delitto e castigo” di Dostoevskij essi dovranno elaborare le diverse inquadrature della vicenda. L’azione in questione si svolge in un appartamento a San Pietroburgo. Raskol’nikov sta entrando con decisione nella stanza con la scusa di dover mostrare un oggetto ad Alena Ivanovna, che non avrebbe dovuto farlo entrare in casa sua. Il vero intento dell’uomo infatti è uccidere la donna, e alla fine (spoiler), ci riesce.
Gli studenti si mettono presto all’opera e iniziano a scegliere il punto di ripresa della scena, cioè l’inquadratura generale. Viene subito proposta l’idea vincente: ripresa “un po’ dall’alto”. Perché? È più dinamica rispetto ad una ripresa frontale, si può giocare con le differenze di altezze e volumi, come per esempio far aumentare la grandezza dei personaggi quando si avvicinano alla macchina da presa e vederli rimpicciolire quando si allontanano. Inoltre, rende perfettamente l’idea di soffocamento e di pericolo che caratterizza tutto l’episodio.
La seconda scelta importante che fanno gli studenti è quella di usare un obiettivo grandangolare con una lunghezza focale di 28 mm per rendere in modo ancora più netto il contrasto tra le dimensioni e i volumi. Con questo obiettivo si può inoltre includere nell’inquadratura uno spazio maggiore della stanza.
Di seguito sono riportate alcune delle inquadrature con cui gli studenti, con l’aiuto del maestro, hanno deciso di rappresentare la vicenda.
La stanza ripresa dall’alto avrà quindi questo aspetto e i tre ritagli che si vedono nel disegno sono tre delle possibili ampiezze dell’inquadratura.


Ora non resta che decidere quale ritaglio scegliere, cioè in quale area concentrare l’azione.
Sergej spiega che tra i vari tagli che si possono fare, quello più adatto è quello rappresentato in basso a sinistra. Gli studenti avrebbero proposto il taglio in alto a destra, ma
Ėjzenštejn spiega che quella
soluzione sarebbe stata intermedia e nell’arte
si deve evitare di scadere nella “aurea
mediocrità”.
Passiamo ora alla scena in cui la donna osserva con attenzione l’oggetto che l’uomo le ha portato.

Vedendo i suoi studenti in difficoltà nella costruzione di questa inquadratura, Sergej raccomanda di non costruirla partendo da considerazioni compositive legate allo spazio, ma di cercare prima di capire quale potrebbe essere il gesto naturale della donna nel visualizzare l’oggetto e solo poi studiare come riprenderlo. Il disegno qui a fianco fatto da Ėjzenštejn mostra la signora intenta ad esaminare l’oggetto avvicinando
le mani al viso.

Il disegno qui accanto rappresenta l’inquadratura scelta dal maestro e dai suoi studenti quando l’uomo sferra il colpo mortale ad Alena Ivanovna. Non vediamo la donna nell’inquadratura, che si è invece afflosciata a terra. L’arma con cui Raskol’nikov compie l’omicidio scompare quasi completamente. Lui appare piccolo rispetto all’arma che è in primo piano.

Nel disegno a destra vediamo la donna cadere all’indietro. All’inizio della caduta, nell’inquadratura lei è in primo piano ed è molto grande, riempie quasi tutto lo spazio, tanto da coprire il suo assassino con le mani. Nel quadro vediamo entrare per prima la mano 1, segue la mano 2 e infine entra il suo volto che trovandosi tra le due mani viene messo molto in risalto. Nel disegno in basso è rappresentata la donna stesa a terra dopo la caduta. Il disegno tratteggiato mostra il volto che riempie tutta l’inquadratura prima di lasciare posto alla scena del suo corpo steso a terra, dove appare più piccolo. Qui è ben evidenziato la variazione di dimensione del personaggio a seconda della sua posizione rispetto alla camera da presa.

Per concludere, è opportuno accennare il rapporto che hanno l’inquadratura e il montaggio per
Sergej.
Egli ritiene che questi vadano considerati come un unico processo: definisce il montaggio come “lo
stadio di esplosione dell’inquadratura”, quando cioè la tensione nell’inquadratura raggiunge il limite
ed allora quest’ultima esplode e si divide in due pezzi di montaggio.
Riassunto dal quarto capitolo del libro “Lezioni di Regia” di Sergej M. Ėjzenštejn.
-Sara Petrillo
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